di Francesco Bartolozzi

Se fino a oggi si pensava che l’agricoltura conservativa (AC) in Europa e in Italia non fosse così diffusa, è arrivato il momento di mandare un messaggio diverso. E il messaggio è arrivato da un workshop organizzato da Edagricole in collaborazione con Aigacos (Associazione italiana per la gestione agronomica e conservativa del suolo) ed Ecaf (Federazione europea per l’agricoltura conservativa) a Bari in occasione di Agrilevante.

«In questi anni l’AC è cresciuta molto e si è anche evoluta – ha detto Giuseppe Elias, presidente di Aigacos – e dato che con la nuova Pac il tema centrale sarà quello della sostenibilità, l’AC ha il grande vantaggio di essere sostenibile dal punto di vista ambientale ed economico, e questo favorirà la sua ulteriore diffusione».

In Italia ettari decuplicati in dieci anni

Il workshop è stato anche l’occasione per ricordare i benefici dell’adozione di tecniche di AC, ma anche per fornire nuovi dati. «Premesso che non esistono dati ufficiali (i numeri sono ricavati da stime Aigacos sulla base delle proiezioni delle sedici regioni che hanno adottato misure a favore dell’AC e su rilevazioni dirette sempre tramite le regioni) – ha riferito Michele Pisante dell’Università di Teramo – in Italia siamo passati dagli 80mila ettari del 2008/09 ai 343mila del 2018 cui vanno aggiunti oltre 400mila ettari in regioni come le Marche che non hanno adottato queste misure, ma che sono al primo posto nell’applicazione di queste tecniche. E a livello mondiale, l’AC ha avuto la maggior diffusione come modello sostenibile di gestione agronomica (da meno di 60 milioni di ettari del 2000 a 180 milioni nel 2018), molto di più ad esempio dell’agricoltura biologica, che è ferma a quota 70 milioni di ettari».

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Ettari dedicati all’agricoltura conservativa e biologica nel mondo

Agricoltura conservativa, l’incognita glifosate che pesa sul futuro

Sulla futura diffusione dell’AC pesa la spada di Damocle del glifosate, il cui uso è consentito per ora fino al 2022. «L’abolizione del glifosate richiederà di riconsiderare tutta la tecnica agronomica applicata alle colture erbacee – ha sottolineato Giuseppe Zanin dell’Università di Padova – ma non è affatto detto che questo sia tutto negativo. Attualmente mancano le innovazioni di prodotto, perché altri erbicidi di sintesi sono peggiori dal punto di vista ambientale e costano di più, mentre acido pelargonico e cover crop sono ancora da valutare».

L’evoluzione dell’AC va letta anche in termini di nuove macchine che possono oggi essere utilizzate. «Tra le novità per il mercato europeo e italiano si segnalano il vertical tillage e la lavorazione ultra shallow – ha detto Lorenzo Benvenuti, agronomo e membro del comitato scientifico di Terra e Vita –. Il primo è già adottato negli Usa e occorre verificare se si può sfruttare anche da noi, mentre la seconda è una lavorazione del terreno molto superficiale finalizzata a gestire i residui colturali, terminare le cover crop e controllare le infestanti (diserbo meccanico)».

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La sala del convegno

L’agricoltura conservativa nei Psr

Per quanto riguarda le misure a sostegno dell’AC, la Puglia è una delle 16 regioni in Italia che le ha adottate. «Nell’ambito della Sottomisura 10.1 – Pagamenti agroclimatico-ambientali, abbiamo riservato 38 milioni all’AC – ha riferito Giuseppe Clemente della Regione Puglia – con un premio di 322 euro/ha/anno per aziende agricole di almeno 2 ha che destinassero all’AC non meno del 50% della superficie seminativa e che rispettassero i seguenti obblighi: non lavorazione e semina su sodo), utilizzo dello strip till, utilizzo di seminatrici su sodo, residui colturali lasciati in campo senza interramento né asportazione, asportazione delle paglie previa autorizzazione regionale e divieto di ristoppio. Nel triennio 2016-2018 sono state ammesse 688 domande, per una superficie totale di 23.934 ettari, ed è stato liquidato un totale di 19.609.859 euro, quindi quasi il 60% della somma disponibile. Mancano ancora due anni e crediamo si riuscirà a utilizzarla tutta».

Le esperienze di chi pratica l’AC

Preziose le testimonianze di chi utilizza in prima persona queste tecniche. «Ho iniziato a fare semina su sodo 33 anni fa – ha raccontato Giannicola Caione, dell’azienda agricola F. lli Caione di Foggia – quindi non per il contributo della regione, ma perché convinto della bontà di questo tipo di agricoltura. Nel mio pool di aziende oggi abbiamo circa 800 ettari coltivati a sodo». «Se esiste un metodo per coltivare meglio e nel rispetto dell’ambiente e che consente comunque di portare reddito alle aziende agricole che si avvalgono del nostro servizio, perché non utilizzarlo – ha aggiunto Matteo Tamburrelli, contoterzista e presidente dell’Apima Foggia –. Ho comprato la seminatrice da sodo una decina di anni fa e oggi seguo in prima persona 600 ettari coltivati in questo modo, ma sono molti di più se consideriamo tutte le aziende della mia associazione».

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Per accedere alle relazioni del convegnoAgricoltura Conservativa: il futuro dell’agricoltura redditizia e sostenibile in armonia con la natura e                                                            la società” – 11 ottobre 2019, Agrilevante – Bari.