di Angelo Frascarelli – Università degli Studi di Perugia

L’agricoltura conservativa ha una storia di oltre 30 anni e ha dimostrato pienamente la sua validità di tecnica di coltivazione che – nella maggior parte delle situazioni pedoclimatiche – coniuga sostenibilità e redditività. L’agricoltura conservativa è l’emblema del modello di “intensificazione sostenibile” (produrre di più, consumando di meno), che si è affermato negli ultimi 10 anni, promosso dalla strategia “Europa 2020”, lanciata dall’Unione europea nel 2010. Oggi la strategia politica e le conoscenze si sono evolute ulteriormente. Il “Green Deal europeo”, strategia lanciata dalla Commissione europea di Ursula von der Leyen l’11 dicembre 2019, evolve il concetto di intensificazione sostenibile, ormai maturo da 10 anni, e punta alla precision farming, che significa innovazione, sostenibilità, resilienza e rispondenza alle aspettative dei cittadini e dei consumatori.

L’agricoltura smart continua a utilizzare i principi e le tecniche dell’agricoltura conservativa, ma con l’apporto dell’agricoltura di precisione, unisce i vantaggi della sostenibilità e della redditività con quelli della produttività, digitalizzazione e tracciabilità dei processi e dei prodotti.

Agricoltura conservativa

L’agricoltura conservativa, mediante l’applicazione di specifiche tecniche agronomiche, asseconda la protezione del suolo, riducendo la compattazione dello stesso, il manifestarsi di fenomeni erosivi e di inquinamento delle falde acquifere, aumentando la fertilità dei suoli e la sostenibilità ambientale ed economica dell’attività agricola.

I principi sui quali si basa l’agricoltura conservativa possono essere riassunti nei seguenti punti:
– mantenere una copertura vegetale permanente del suolo, assicurando una sufficiente quantità di biomassa vivente o sotto forma di residui colturali;
– promuovere il minimo disturbo meccanico del suolo, attraverso sistemi di minima o di non lavorazione;
– favorire le consociazioni e le rotazioni colturali, in modo da salvaguardare la salute del suolo.
In Italia, la superficie interessata dall’agricoltura conservativa è in continuo aumento, per effetto dei vantaggi ambientali ed economici offerti da tale sistema di produzione, ma anche grazie agli incentivi agroambientali della Pac.

precision farming

Valutazione economica dell’agricoltura conservativa

I vantaggi economici dell’agricoltura conservativa sono stati analizzati in più occasioni. In questo paragrafo, riportiamo i risultati di un’indagine, svolta dal Dipartimento di Scienze Agrarie Alimentari e Ambientali dell’Università di Perugia, presso tre aziende agricole che hanno adottato l’agricoltura conservativa sulla coltivazione di cereali a paglia nel centro-sud Italia.
Il fine dello studio dei tre casi aziendali è quello di analizzare la redditività dei due differenti sistemi colturali (tradizionale e conservativa), soggetti a diverse situazioni ambientali e scelte imprenditoriali, attraverso la compilazione del conto economico.

Per ottenere questo dato sono stati analizzati i costi e i ricavi della produzione di cereali a paglia, attraverso una rilevazione dettagliata delle varie operazioni colturali che venivano effettuate in passato sulle stesse aziende con l’agricoltura tradizionale, per poi compararle con quelle che vengono oggi utilizzate in agricoltura conservativa.
I casi aziendali presi in esame fanno riferimento a differenti realtà agricole dislocate nell’areale del Centro-Sud Italia (per maggiori dettagli vedi Terra&Vita n. 22/2019).

I risultati nei cereali a paglia

L’elaborazione dei conti economici porta ad un chiaro risultato: l’adozione dell’agricoltura conservativa genera un aumento della redditività aziendale, in quanto consente una drastica riduzione dei costi di produzione, dato il minor consumo di gasolio, un minor costo della manodopera e un minor costo di manutenzione delle macchine.
Dal punto di vista dei ricavi, gli agricoltori intervistati hanno dichiarato che non si ha una differenza sostanziale tra i due sistemi di coltivazione; i ricavi rimangono pressoché uguali. Tutti e tre gli agricoltori sono concordi nel sostenere che, tra i due sistemi di coltivazione, le rese non cambiano.

A differenza dei ricavi, i costi di produzione delle tecniche di agricoltura conservativa per la coltivazione dei cereali, evidenziano: nel caso dell’Azienda A, l’adozione della semina su sodo genera un risparmio di 268 €/ha, nel caso dell’Azienda B un risparmio di 216 €/ha e, infine, l’Azienda C risparmia 117 €/ha (tab. 1).
Ciò si verifica in quanto le operazioni colturali condotte in regime conservativo sono nettamente inferiori a quelle effettuate in passato per l’agricoltura tradizionale; pertanto, i costi sostenuti per l’acquisto di fattori produttivi – come manodopera, manutenzione e soprattutto carburanti – sono nettamente più contenuti.

Confronto di redditività nei cereali

Il reddito aziendale è più elevato in agricoltura conservativa rispetto alla tradizionale (tab. 1).
Prendendo in riferimento il reddito lordo, ottenuto dalla differenza tra i ricavi e i costi variabili (RL=Ricavi-CV), si evidenzia come in agricoltura conservativa sia nettamente più elevato rispetto a quello in agricoltura tradizionale.
In particolare, la differenza dei due redditi lordi in agricoltura conservativa per i cereali è la seguente: l’Azienda A ha un reddito superiore di circa 270 €/ha, l’Azienda B di circa 220 €/ha e l’Azienda C di circa 120 €/ha.

Benefici economici e ambientali

I benefici economici si hanno perlopiù sui costi di produzione (fissi e variabili) che risultano notevolmente ridotti in agricoltura conservativa rispetto alla tradizionale, in quanto si ha minore consumo di fattori produttivi (carburanti, lubrificanti e manodopera).
I benefici ambientali rappresentano un obiettivo prioritario dell’agricoltura conservativa e sono riscontrabili a livello di suolo, di biodiversità, di acqua e di clima, dato il basso impatto ambientale e considerato l’approccio innovativo e tecnologico su cui tale sistema si basa.
Le tecniche di agricoltura conservativa, sono state concepite infatti, come un’alternativa ai sistemi convenzionali, al fine di ridurre l’erosione (idrica e eolica) e mantenere/incrementare il contenuto di sostanza organica del suolo, al fine di minimizzare le dannosità delle attività agricole e rispondere ai crescenti bisogni della società in termini di servizi ambientali.

Precision farming

L’agricoltura di precisione, tramite tecnologie informatiche e digitali, ha l’obiettivo di gestire razionalmente le variabilità temporali e quelle interne agli appezzamenti, in modo da modulare gli interventi colturali col fine di massimizzarne l’efficienza. In altre parole, la precision farming è un insieme di tecnologie volte alla raccolta di dati che, una volta analizzati, possono essere utilizzati per compiere decisioni riguardanti le attività produttive in campo, facendo la cosa giusta, al momento giusto e al punto giusto.
L’obiettivo è l’aumento della produzione, sia qualitativo che quantitativo, riducendo al massimo il costo dei fattori produttivi e l’impatto delle attività agricole sull’ambiente.

Valutazione economica: precision farming e conservativa

Una sperimentazione, svolta dal Dipartimento di Scienze Agrarie Alimentari e Ambientali dell’Università di Perugia in collaborazione con Kverneland Group Italia, ha permesso di valutare l’effetto combinato dell’agricoltura conservativa e dell’agricoltura di precisione sulla coltura del mais da granella.
La sperimentazione è stata realizzata presso un campo sperimentale della superficie di circa 20 ettari all’interno dell’azienda agricola Villagrossa Sas di Mantova. Il disegno sperimentale è frutto della combinazione tra diversi livelli di agricoltura di precisione e differenti tecniche lavorazione del terreno.

I tre livelli di precision farming testati

  • livello 0: nessun sistema per l’agricoltura di precisione. (Rappresenta il controfattuale sulla base del quale vengono misurati gli effetti delle altre tesi);
  • livello 1: guida automatica, controllo automatico delle sezioni e mappe di prescrizione per la distribuzione delle sementi;
  • livello 2: guida automatica, controllo automatico delle sezioni e mappe di prescrizione per la distribuzione del concime.Invece, le tecniche di lavorazione del terreno utilizzate sono:
  • tradizionale: costituita da aratura e due passaggi con erpice rotante;
  • minima lavorazione: rappresentata dalla lavorazione con coltivatore CLC;
  • strip till: passaggio con Kultistrip.

I tre livelli di precision farming sono stati combinati con le 3 modalità di lavorazione del terreno, ottenendo 9 tesi sperimentali: ogni tesi sperimentale prevede, quindi, un singolo livello tecnologico e un solo criterio di lavorazione del terreno. Al fine di aumentare l’affidabilità e la robustezza dei dati, ogni tesi sperimentale è stata ripetuta due volte (per maggiori dettagli vedi Il Contoterzista n. 6/2020).
La prima attività del progetto è stata la mappatura delle caratteristiche chimico-fisiche della superficie oggetto della prova, che ha permesso di ottenere delle informazioni riguardanti la distribuzione spaziale degli elementi nutritivi e delle caratteristiche fisiche del terreno nell’ambito di ogni singola parcella; si tratta di un’attività fondamentale per consentire l’implementazione delle diverse tecnologie per l’agricoltura di precisione e, in particolare, per la costruzione delle mappe di prescrizione.

I risultati nel mais da granella

Dopo la raccolta del mais, terminato il monitoraggio di tutte le operazioni, sono stati analizzati i costi e i ricavi della prova, allo scopo di individuare gli effetti delle diverse soluzioni di agricoltura di precisione e di lavorazione del terreno.
L’analisi mostra che l’introduzione dei sistemi per l’agricoltura di precisione genera un incremento dei costi variabili: le mappe di prescrizione, infatti, tendono ad ottimizzare la distribuzione degli elementi e, in terreni con elevato potenziale produttivo, questo si può tradurre in un aumento delle quantità di semente e di fertilizzante distribuite in campo nel caso in cui si decide di massimizzare la resa.

Per quanto riguarda i consumi di gasolio, invece, si nota una drastica riduzione dei quantitativi impiegati nel caso delle minime lavorazioni e dello strip till. Sotto il profilo dei costi fissi, emerge un loro leggero incremento per l’utilizzo di macchine con la tecnologia di precisione, indipendente dalle modalità di gestione del suolo. Parallelamente, le minime lavorazioni e lo strip till, in virtù della più bassa intensità delle lavorazioni, permettono di ridurre i costi associati all’ammortamento delle macchine e degli attrezzi. Il costo per il lavoro non subisce sensibili variazioni legate all’utilizzo delle tecnologie, mentre si riduce nel caso di lavorazioni a bassa intensità (strip tillage e minima lavorazione).

Il confronto di redditività per il mais da granella

Il reddito netto è ottenuto dalla differenza tra i ricavi e i costi espliciti; l’utile è ottenuto dalla differenza tra i ricavi e i costi totali (tab. 2).
I risultati, in termini di redditività, mostrano:
– il livello tecnologico 1 (guida automatica, controllo delle sezioni e rateo variabile nella semente) genera il risultato migliore; segue poi il livello 2 (guida automatica, controllo delle sezioni e rateo variabile nei concimi);
– nonostante i sistemi per l’agricoltura di precisione generino un aumento di costi (sia espliciti che totali), i risultati produttivi sono in grado di compensare ampiamente l’aumento che questi sistemi comportano; pertanto le redditività migliora con l’adozione dell’agricoltura di precisione.

Guardando tutte le tesi nel loro complesso, la combinazione che fa registrare la redditività migliore è quella che prevede le lavorazioni minime abbinate al livello 1 (con un reddito netto di 569 €/ha); segue poi la tesi dove si è praticata la lavorazione a strip e il livello 1 (479 €/ha) e, successivamente, la strip combinata al livello 2 (436 €/ha).
La Fig. 1, che riassume i redditi netti derivanti dalle diverse tesi, mette in evidenza come la sinergia tra lavorazioni conservative e alti livelli tecnologici gioca un ruolo determinante nel miglioramento della redditività della coltura, rispetto alle tesi in cui si praticano lavorazioni tradizionali senza il ricorso alle tecnologie.

Benefici economici e ambientali

Dall’analisi è evidente che l’agricoltura di precisione migliora sempre le performance produttive, indipendente dalle modalità di coltivazione adottate. L’effetto sulla redditività si amplifica in presenza di modalità di gestione del terreno a bassa intensità, poiché si riescono a combinare gli effetti positivi delle soluzioni.
L’agricoltura conservativa e di precisione rafforza i processi di tracciabilità e di certificazione ambientale, dando agli agricoltori la possibilità di una registrazione automatica delle operazioni colturali effettuate, di razionalizzare e di comunicare l’uso o non uso di sostanze chimiche adottate, processo che costituisce una importante base di partenza per la tracciabilità dei processi produttivi e degli alimenti.

Infine, l’adozione della precision farming consente di ridurre, fino ad azzerare quasi completamente, gli sprechi di input (sementi, fertilizzanti, agrofarmaci, biostimolanti, acqua di irrigazione, carburanti, lubrificanti) e genera risparmi di fattori inutili ai fini produttivi e dannosi dal punto di vista ambientale.