di Michele Pisante – 

La percezione e l’importanza vitale dell’agricoltura, conseguentemente del suo elevato valore per le numerose funzioni che svolge, mai prima d’ora è stata così sensibilmente avvertita, sia per l’improvviso cambiamento nelle abitudini quotidiane e l’interconnessione continua alle fonti di informazione, sia per il timore di decrescita della superabbondanza a cui si è abituati, senza il rispetto della stagionalità e a discapito di qualità e prezzi equi, non per ultimo i ben noti riflessi diretti sulla salute.

A queste considerazioni, però, non corrispondono coscienti micro-scelte di valori che riconoscano l’indispensabilità dell’agricoltura, distinguendo le sostanziali differenze che vanno oltre il prodotto, quali la sicurezza e la tracciabilità alimentare, la tutela dell’ambiente e la difesa dei territori, l’adattamento ai cambiamenti e la protezione dagli eventi climatici sempre più estremi.

Infatti, nonostante gli sforzi delle autorità pubbliche e dei principali portatori d’interesse, il dialogo resta troppo spesso confinato tra una minoranza culturalmente preparata ed indipendente, oltre ai relativamente pochi addetti del settore, motivo per cui l’agricoltura ritarda a trasformare i sistemi di gestione, anche laddove è dimostrato il beneficio delle tecnologie, che seppur disponibili, non vengono diffusamente applicate, perché non valorizzate adeguatamente dal mercato in quanto sconosciute o non distinguibili dai consumatori.

La leva dei Psr

Di converso, dopo diversi cicli di programmazione europea, le uniche leve che hanno permesso un concreto cambio di passo verso una reale sostenibilità in agricoltura, tramite l’impiego sapiente delle tecnologie e delle innovazioni, sono stati i programmi di sviluppo rurale che hanno consentito di far introdurre gradualmente, su base volontaria ed attraverso contributi economici premiali, nuove tecniche di gestione agronomica idonee a modificare i sistemi di produzione agricola.

Tralasciando l’eterogeneità di successo nelle diverse Regioni, per motivazioni imputabili da un lato alla farraginosità delle procedure e dall’altra alla incongruenza e datazione degli indicatori di calcolo su cui sono stati determinati i premi a superficie, con differenze a volte doppie o triple per le stesse operazioni, abbinate ai diversi requisiti di ammissibilità, variabili in funzione dell’interpretazione, alcuni miglioramenti sono tuttora tangibili.

Ciò nonostante, in uno scenario sempre più complesso, dinamico e in continua evoluzione, i progressi che l’agricoltura ha raggiunto, anche se più lentamente rispetto ad altri settori produttivi, per la sua naturale complessità, aggravata dalla frammentarietà della struttura organizzativa, già non sono più rispondenti alle necessità dei nuovi obiettivi programmatici che richiedono da subito altri impegni stringenti non rinviabili.

La potenza della digitalizzazione

A queste esigenze si può far fronte mettendo a sistema i potenti strumenti digitali, i soli in grado di superare gli attuali limiti della programmazione, coerentemente con obiettivi raggiungibili. L’impiego pervasivo di tecnologie in grado di misurare e monitorare periodicamente, producendo dati da utilizzare per gestire, adattare e rimodulare in base al variare delle condizioni climatiche e di contesto, può contribuire a migliorare la quantità e qualità delle produzioni, la tutela ambientale e la sostenibilità, concorrere alla manutenzione dei territori prevenendo e riducendo l’impatto dei cambiamenti climatici sulle risorse naturali.

In particolare, la digitalizzazione consentirà progressivamente di semplificare la rendicontazione continua dei risultati, se in linea o divergenti rispetto a quelli programmati, per affrontare problemi fondamentali che limitano le attuali politiche agroambientali territoriali, a causa di lacune informative asimmetriche e incomplete, allineando i sistemi degli incentivi economici ad obiettivi e risultati, incrementando l’efficacia e l’efficienza nell’attuazione delle strategie di sviluppo di medio periodo.

In questa prospettiva, le esperienze maturate sull’agricoltura conservativa da pioneristici agricoltori e con l’ausilio di avveduti contoterzisti nelle diverse Regioni, rappresentano fondamentali riferimenti per rilanciare la competitività della produzione primaria e contribuire alle azioni di tutela dell’ambiente e adattamento al cambiamento climatico. Le potenzialità delle nuove tecnologie di precisione in formato digitale, oltre ad incrementare le attuali capacità di programmazione e gestione, consentono di definire un nuovo punto di equilibrio in cui la quantità e la qualità delle risorse del territorio e del suolo, necessarie per supportare le funzioni e i servizi dell’ecosistema per migliorare la sicurezza territoriale, rimangono stabili o aumentano entro determinate scale temporali e spaziali, trasformando rischi prevedibili in nuove opportunità per contenere il degrado del suolo, trasversale a molteplici settori produttivi ad iniziare dall’agricoltura.

agricoltura conservativaUn binomio premiante

Per questo ambizioso obiettivo, tuttavia, è necessaria una chiara visione sulle metodologie da adottare per promuovere un reale cambiamento nelle politiche di sostegno e per garantire la crescita economica, ma anche per consentire di trasformare alcune sfide globali in missioni concrete, misurabili e, soprattutto, realizzabili.  Questa prospettiva richiede necessariamente ed urgentemente, in linea con il focus del Green Deal europeo, di semplificare e progettare una Politica Agricola Comunitaria auto-migliorativa e non meramente adattativa, per rispondere alle sfide economiche, ambientali e sociali emergenti che il settore agricolo si trova ad affrontare.

L’adozione di sistemi conservativi di precisione, oltre ai vantaggi già individuati, può impegnare i produttori verso altri ambiziosi risultati da riconoscere economicamente, come la riduzione dei processi di erosione e le emissioni di gas climalteranti, il miglioramento  della fertilità dei suoli e la biodiversità, nonché la resilienza delle aziende agricole, la riduzione del compattamento del suolo favorendo l’infiltrazione delle acque piovane, oltre all’irrinunciabile uso sostenibile dei nutrienti e degli agrofarmaci mediante avanzati ed accurati sistemi di rilevazione e monitoraggio, con applicazioni sito specifiche. E anche se questi irrinunciabili obiettivi trovano tutti d’accordo, la sostanziale differenza è che ogni progresso implica cambiamenti, a partire dal flusso delle informazioni e dall’accesso ai dati, per individuare gli interventi prioritari con metodi oggettivi a cui far corrispondere gli indicatori di risultato da raggiungere.

Più conoscenza produrrà l’agricoltura avanzata, più impegni si potranno assumere e maggiore sarà il premio riconosciuto agli agricoltori. Partire da sistemi di gestione già consolidati come l’agricoltura conservativa, strutturalmente predisposta alle integrazioni con le tecnologie di precisione, consente di aumentare le performance anche mediante l’adeguamento delle tecniche nel rispetto dei tre principi fondamentali, come riportati nella figura di apertura, per una contestuale sostenibilità agronomica ed economica che oggi ne limita l’applicazione e la diffusione in diversi areali produttivi, soprattutto nelle aree interne collinari che, invece, rappresentano quelle con maggiori esigenze di sistemi integrati per la riduzione della inarrestabile marginalità con frequenti processi di degrado e abbandono.

Imprese agricole e agromeccaniche

Considerato che l’accesso alle nuove tecnologie in agricoltura dipende dal vantaggio economico che ne deriva e le scelte non si attuano senza alcun tipo di regolamentazione, un rafforzamento tra le imprese agricole ed il contoterzismo può saldare su larga scala l’adozione in forma integrata dell’agricoltura conservativa di precisione e definire con immediatezza, considerato l’impegno richiesto a livello comunitario, un efficace piano d’azione per raggiungere la “Land Degradation Neutrality”, un concreto cambiamento nelle politiche di sostegno, per favorire l’adozione di razionali sistemi di gestione sostenibile del suolo che vanno monitorati, ma anche misurati in termini d’impatto e valorizzati tra i servizi ecosistemici retribuiti da corrispondere agli agricoltori virtuosi ed ai gestori dei territori rurali.