È tutto sbagliato, tutto da rifare. Gli appassionati di ciclismo ricorderanno la frase con cui spesso il grande Gino Bartali commentava le corse che terminavano con un esito a lui non favorevole. E più o meno la stessa cosa deve aver pensato la giudice della Corte superiore di San Francisco Suzanne Ramos Bolanos, che ha annunciato come più che possibile l’ipotesi di una ripetizione del procedimento penale a carico di Monsanto (nel frattempo acquisita da Bayer) per la vicenda glifosato. La sentenza dello scorso agosto si era chiuso con la condanna della multinazionale tedesca al pagamento di una multa di 289 milioni di dollari al giardiniere 46enne Dwayne Johnson, affetto dal linfoma di non Hodgkin, un cancro della pelle. Allora il tribunale riconobbe la cancerogenicità del glifosato contenuto nel Roundup e nel prodotto fratello Ranger Pro, con cui Lee irrorava gli spazi esterni delle scuole di cui era custode e giardiniere a Benicia, nella Bay Area, per proteggerli dalle erbacce.

Assoluzione o sconto sulla multa

Oggi la corte californiana sembra essere tornata almeno in parte sui suoi passi, mettendo in dubbio le prove fornite a carico della presunta cancerogenicità degli agrofarmaci Monsanto durante il processo intentato da Johnson. Ma la decisione non è definitiva. Il giudice ha chiesto alle parti di presentare argomenti scritti al tribunale di San Francisco entro venerdì 12 ottobre e ha annunciato che emetterà una sentenza finale.
Secondo gli analisti, se il tribunale confermasse la decisione di riaprire il dibattimento, Bayer potrebbe ottenere un forte sconto sulla cifra da risarcire, ma anche una completa “riabilitazione” del glifosato, scoraggiando anche le altre persone intenzionate a portare alla sbarra il colosso di Leverkusen. Alla notizia della possibile riapertura del processo il titolo della multinazionale ha fatto un balzo del 6,6% alla Borsa di Francoforte, per poi chiudere la giornata a +2,6%.

Simone Martarello