Alla scala di bacino idrografico, il contributo dell’agricoltura conservativa alla tutela dei servizi ecosistemici (quali acqua pulita, protezione dal deflusso superficiale e dall’erosione del suolo), si concretizza in una più regolare disponibilità di acqua di falda durante l’anno, in un miglioramento delle capacità produttive del suolo e delle specie agrarie, in una riduzione dell’erosione e, quindi, dell’inquinamento delle acque di superficie e del deposito di sedimenti a valle.  Ciò consente di evitare asfissia o, comunque, il limitato sviluppo dell’apparato radicale, denitrificazione (in ambiente anaerobico), ritardo della ripresa vegetativa, per le più basse temperature dei terreni umidi e danni alla struttura del terreno.

Anche se l’Agricoltura Blu non può modificare la capacità strutturale di drenaggio del suolo, contribuisce sicuramente a limitare gli effetti estremi dello scorrimento superficiale delle particelle di suolo, grazie alle tecniche di gestione dei residui colturali e minimo disturbo sulla superficie, riducendo la velocità di scorrimento dell’acqua e il conseguente trasporto
dei sedimenti che normalmente vengono sottoposti all’erosione idrica. Tale effetto si rileva anche nei riguardi della perdita di elementi minerali, quali azoto e fosforo, con una riduzione riscontrata anche del 50% nelle acque di drenaggio e di deflusso superficiale.

E il carbonio organico?

Numerosi studi effettuati nei vari climi e regimi pluviometrici, dimostrano il benefico effetto dell’Agricoltura Conservativa nei riguardi del tasso di sequestro della sostanza organica. Indipendentemente dagli effetti mitiganti sul riscaldamento globale, l’accumulo di carbonio nel suolo è un obiettivo meritevole d’essere perseguito per sostenere la produzione e
la crescita delle colture, migliorare la qualità dei prodotti, aumentare l’efficienza di uso dell’acqua, recuperare suoli degradati, promuovere la salute degli agroecosistemi.
In altri termini, l’accumulo di carbonio nel suolo è un processo che può contribuire indirettamente a mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici, aumentando la resilienza e l’adattamento dei sistemi colturali, soprattutto per le violente oscillazioni delle temperature
ed impatti degli eventi pluviometrici di elevata intensità.