Si è conclusa da poco la Conferenza Onu sui cambiamenti climatici (COP 24), tenutasi a Katowice, in Polonia, dove è stato firmato un ‘Rulebook’, ovvero il regolamento che rende operativo l’accordo di Parigi che indicava l’obiettivo di contenere entro fine secolo l’aumento medio della temperatura globale di 1,5°C.  200 circa i Paesi che nel 2015 avevano firmato l’accordo di Parigi e che hanno raggiunto un faticoso patto per mettere in pratica quanto stabilito. I paesi più ricchi del pianeta hanno infatti concordato le misure di contenimento e di stima dei gas effetto serra, aumentando anche le dotazioni finanziarie con l’obiettivo di ridurre il fenomeno del Global warming e le emissioni di CO2.

La Conferenza di Katowice ha visto numerosi contributi scientifici che hanno evidenziato, inconfutabilmente, che ci troviamo in un punto di non ritorno e che l’aumento della temperatura, causato dall’emissioni dei gas serra, porterà non solo a catastrofi naturali ma soprattutto sociali. Il rapporto dell’IPCC sulle conseguenze dell’aumento di temperatura di 1,5°C, pubblicato lo scorso Ottobre, mira a ridurre le emissioni del 45% entro il 2030 e all’approvvigionamento di quasi tutta la nostra elettricità da fonti rinnovabili entro la metà del secolo. Le tecnologie digitali e le innovazioni nel campo della fisica e della chimica giocheranno un ruolo protagonista per accompagnare l’umanità in questa grande rivoluzione industriale.

L’ Europa lancia dunque una sfida a tutti i continenti del pianeta e soprattutto ai paesi che sono ancorati all’utilizzo di combustibili fossili e soprattutto del carbone per la produzione di energia. Il nostro continente manifesta, quindi, di volersi impegnare sul serio nel ridurre l’utilizzo e l’approvigionamento di risorse di energia non rinnovabile e a modificare la natura stessa della nascita dell’ Unione Europea, fondata sull’accordo CECA (1951).  Tale iniziativa confermerebbe lo spirito progressista e sostenibile dell’ economia comunitaria e, quindi, l’implementazione di modelli di sviluppo a tutela dell’ ambiente e della vita dell’ uomo.

Stati Uniti, Russia, Arabia Saudita e Kuwait hanno formato un asse a favore dell’utilizzo dei combustibili fossili mentre la Cina, pur restando il maggior inquinatore globale, guarda in avanti e scommette sulle fonti rinnovabili (di cui ha conquistato la leadership) e sull’efficienza energetica. Probabilmente il punto esclamativo e la fine “della partita per il clima” sarà rimandato alla COP 25 (2020). L’Italia ha manifestato la sua disponibilità ad ospitare il prossimo COP 26 e si è candidata per sostenere a gran voce che il nostro Paese non punta solo sulla qualità e la tracciabilità dei prodotti ma soprattutto sulla sostenibilità ambientale. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, sottolineando la drammaticità del momento, ha sostenuto che “la lotta contro il cambiamento climatico è una questione di vita o di morte: non agire sarebbe un suicidio. Eppure i cambiamenti climatici avanzano più velocemente di noi e i problemi politici principali restano ancora irrisolti. Pur riconoscendo la complessità del nostro lavoro, la realtà è che non abbiamo più tempo da perdere”.