Dall’incontro di ItGenera e il Dipartimento di Scienze Chimiche, Farmaceutiche e Agrarie dell’Università degli Studi di Ferrara nasce il progetto “Le cover crop come forma di agricoltura rigenerativa in precessione alla coltura del mais da granella”, divenuto oggetto della tesi di laurea triennale di Gianluca Biondi, studente frequentante il corso di Tecnologie Agrarie e Gestione Sostenibile degli Agroecosistemi della stessa Università.

L’obiettivo di consentire ai futuri laureati in Scienze Agrarie di fare esperienze “pratiche”, avendo l’opportunità di “toccare” con mano le numerose prove di campo organizzate da ItGenera, permettendo un prezioso confronto con le più recenti innovazioni del settore. Da qualche anno esiste una collaborazione tra queste due realtà, all’interno della quale gli studenti hanno la possibilità di fare esperienza e conoscere varie dinamiche professionali al fine di formare una figura professionale “pronta” ad affrontare le numerose sfide dell’agricoltura moderna.

Il progetto verte attorno al concetto di agricoltura rigenerativa, la quale prevede un approccio mirato a ripristinare e migliorare sia la salute del suolo sia la biodiversità, aumentando la resilienza degli agroecosistemi. I pilastri dell’agricoltura rigenerativa si concentrano sulla riduzione di pratiche agronomiche potenzialmente dispendiose e dannose, come lavorazioni del suolo frequenti e l’uso eccessivo di agrofarmaci e fertilizzanti chimici, promuovendo pratiche che favoriscono la rigenerazione naturale dei terreni.

Tra le principali tecniche utilizzate ci sono la ormai consolidata rotazione colturale, l’impiego di colture di copertura (cover crop), la distribuzione di ammendanti e concimi organici, la semina diretta e la riduzione della lavorazione del suolo. Queste pratiche migliorano la struttura del suolo e incrementano la disponibilità di sostanza organica e la capacità di stoccaggio del carbonio, contribuendo così a un arricchimento della fertilità fisica, chimica e biologica del suolo.

Scheda del campo con i colori delle parcelle collegati ai miscugli citati nel testo
Mappa di raccolta

Alleate del terreno

Elemento chiave nella rigenerazione dei suoli sono le colture di copertura, ovvero specie erbacee, in genere foraggere, coltivate con lo scopo di “coprire” il terreno durante il periodo di incolto tra due colture da reddito principali e in grado di fornire una serie di servizi ecosistemici, quali la protezione del suolo dagli agenti atmosferici e l’incremento della fertilità del terreno. Durante i periodi in cui il terreno resterebbe nudo, infatti, le cover crop lo mantengono coperto e in attività, riducendo l’erosione e la lisciviazione dei nutrienti, trattenendoli negli strati superficiali accessibili dagli apparati radicali. I benefici sono molteplici e comprendono la riduzione degli input azotati, l’aumento della sostanza organica e quindi del carbonio disponibile, una migliorata ritenzione idrica e capacità di campo e un notevole incremento della biodiversità e attività microbica.

I miscugli di cover crop possono comprendere diverse specie erbacee e in questa prova sono state testate Fabaceae (leguminose per la fissazione di azoto atmosferico nel terreno), Poaceae (ossia graminaceae per l’intercettazione dei nutrienti) e Brassicaceae (per il controllo delle infestanti). Queste specie cooperano in sinergia nella costruzione di un suolo più sano, fertile e produttivo. Al termine del loro periodo di crescita, le colture di copertura possono essere “devitalizzate” tramite disseccamento chimico, trinciatura o allettatura.

cover crop
Condizioni del campo di mais in data 20 giugno 2024

Sperimentazione in campo

La prova in questione si è svolta in un terreno di circa 13 ettari situato a San Carlo, Terre del Reno (Fe), nel periodo di ottobre 2023 e settembre 2024. L’appezzamento è stato suddiviso in 13 parcelle di uguale estensione, caratterizzate da trattamenti agronomici omogenei per garantire l’affidabilità dei dati. La parcella testimone è stata coltivata secondo i metodi di agricoltura convenzionale, mentre le altre 12 sono state dedicate alla prova con le cover crop, suddividendole longitudinalmente in due metà per valutare gli effetti e l’efficacia delle tecniche di terminazione chimica (glifosate) e meccanica (roller crimper). La prova ha previsto l’adozione di tre tipologie di miscugli di cover crop:

  • miscuglio 1: ricco di leguminose, mirato al ripristino della fertilità e all’incremento della disponibilità degli elementi (trifoglio alessandrino, facelia, favino ecc.);
  • miscuglio 2: selezionato per interesse apistico e attrattività per gli insetti impollinatori (Camelina sativa, trifoglio resupinato, erba medica ecc.);
  • miscuglio 3: effetto nematocida e rapida copertura del terreno, adatto anche come controllo delle infestanti (rafano sulina e veccia villosa).

Il letto di semina delle parcelle è stato preparato tramite dissodatore nel periodo di ottobre 2023, procedendo con la semina su sodo sulle 12 parcelle dedicate qualche giorno dopo. Non sono state eseguite ulteriori lavorazioni fino a marzo 2024, periodo nel quale le infestanti e le metà parcelle di cover crop sono state terminate tramite glifosate. Dopo due settimane sono state terminate tramite roller crimper le rimanenti tesi di cover crop, procedendo poi con la semina diretta del mais su terreno in tempera. A maggio 2024 sono state eseguite lavorazioni di concimazione e diserbo sul mais, concludendo con l’ultima concimazione a giugno 2024. La raccolta è stata effettuata a inizio settembre.

Particolare dei noduli azotofissatori radicali del favino
Particolare dei noduli azotofissatori radicali del favino

Grazie all’utilizzo della mappatura satellitare è stato possibile monitorare il campo per l’intero ciclo sia delle cover crop sia del mais. Questo strumento può rivelarsi utile per la gestione di estese superfici agricole, in quanto consente di avere una panoramica dettagliata delle condizioni di ogni singolo appezzamento. A cadenza settimanale viene estrapolata un’immagine satellitare, esplicativa delle condizioni vegetative del campo; i dati sono poi incrociabili con le analisi del terreno e le ormai diffuse colonnine meteo, fornendo nel dettaglio informazioni su precipitazioni, velocità e direzione del vento, permettendo di stilare piani di concimazione ad hoc con applicazioni a rateo variabile.

Da sinistra differenze tra glifosate, rullato e da devitalizzare

I miglioramenti ottenuti

Un dato interessante riguarda l’emergenza del mais, migliorata nelle parcelle dove era presente una consistente pacciamatura vegetale. Questo effetto è stato amplificato dalla maggiore umidità del suolo, favorita anche da un mese di maggio 2024 piovoso. L’utilizzo di cover crop può risultare efficace in ottica di un cambiamento climatico sempre più rilevante, poiché è stato verificato che mantengono un terreno idratato anche durante i periodi di caldo intenso e duraturo. Anche gli indici Ndvi e Spad, rispettivamente indicatori della salute e vigoria della pianta, hanno mostrato valori superiori rispetto alla parcella testimone, segno di un miglior stato nutrizionale e fotosintetico del mais. Tuttavia, è emersa una lieve compattazione del suolo nelle parcelle con cover crop, dovuta probabilmente ai ripetuti passaggi meccanici (semina, rullo) in condizioni di terreno non in tempera.

cover crop
Rafano nematocida: differenza tra rullato e non rullato

In seguito alla trebbiatura del mais è stato possibile analizzare le mappe di raccolta; sul piano produttivo il miscuglio 1 ha dato i risultati migliori, registrando un aumento della resa per ettaro rispetto al testimone trattato in maniera convenzionale. Gli altri due miscugli non hanno superato il riferimento, ma hanno offerto preziose indicazioni operative: il miscuglio 2 ha mostrato difficoltà legate alla distribuzione della camelina, mentre il rafano (miscuglio 3) ha sovrastato la veccia per via di un dosaggio sbilanciato.

Seminatrice per cover crop

L’ottica di minima lavorazione consente una gestione ottimizzata dei costi aziendali, accompagnando un minor consumo di gasolio agricolo e conseguente emissione di CO2 a un controllo migliorato delle infestanti, soppresse per competizione naturale dallo sviluppo invernale delle cover crop. Da molti anni si parla di etichetta sostenibile del prodotto, senza mai concentrarsi su un effettivo protocollo da seguire. Il concetto alla base è chiaro: valorizzare qualità e quantità del proprio prodotto, creando sinergia tra gli ecosistemi agricoli e arricchendo di sostanza organica il terreno.

Tramite il supporto di figure professionali è possibile sviluppare nel concreto questo obiettivo, progettando impianti di cover crop per valorizzare la coltura da reddito successiva, limitando il più possibile gli effetti negativi e accentuandone i benefici. ItGenera continua a sviluppare prove in campo di questo valore, approfondendo gli aspetti di sostenibilità ambientale affiancati alla sempre presente sostenibilità aziendale e contribuendo nella ricerca di un’agricoltura innovativa e integrata.