Colpo di scena sulla questione della presunta cancerogenicità del glifosato, dibattuta nelle aule non solo scientifiche al punto da avere portato a processi negli Stati Uniti. L’Agenzia per l’Ambiente statunitense (Epa) ha dichiarato che l’erbicida prodotto dalla Monsanto non costituisce un rischio per la salute pubblica e che non ci sono elementi sufficienti a dichiararne il legame con il cancro. In un documento in cui valuta la pericolosità del glifosato, l’Epa afferma che “non ci sono rischi per la salute pubblica se il glifosato è utilizzato in accordo con le indicazioni nell’etichetta” e che “il glifosato non è cancerogeno”.

Poco tossico per le api, rischioso per animali e piante

Il prodotto secondo l’agenzia presenta una bassa tossicità per le api mentre costituisce un rischio potenziale per animali e piante, incluse quelle acquatiche, tanto che l’agenzia propone nuove limitazioni all’uso, soprattutto quello aereo. Negli Stati Uniti sono circa 13mila le cause intentate contro la Monsanto, che ora è controllata dalla Bayer, sui presunti effetti del glifosato, e già due sentenze hanno condannato l’azienda a risarcimenti milionari nei confronti di due agricoltori.
«Bayer crede fermamente che la scienza supporti la sicurezza degli erbicidi basati sul glifosato», ha affermato la multinazionale, che ha sempre negato qualsiasi legame tra la sostanza e il cancro.

Scienza divisa

Sull’argomento il mondo scientifico non ha dato finora un giudizio univoco, basti pensare che la Iarc, l’agenzia per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), ha invece inserito il glifosato fra i “probabilmente cancerogeni”. Di recente, ad esempio, uno studio pubblicato sulla rivista Scientific Reports ha trovato effetti negativi sulla salute dei ratti che duravano per tre generazioni, ma le conclusioni sono state contestate. Secondo il Gruppo Informale Scienze e Tecnologie per l’Agricoltura (Seta) l’analisi ha diversi errori di metodo, tra cui un dosaggio troppo alto del glifosato rispetto a quello ritenuto sicuro. «L’autore principale ha ricevuto per questo progetto soldi da una fondazione di stampo religioso abbastanza nota per finanziare molti programmi antiscientifici, inclusi alcuni sul negazionismo climatico e nel campo delle cellule staminali», rileva Enrico Bucci, docente della Temple University e uno dei fondatori del gruppo, che chiederà il ritiro dello studio.