Il riscaldamento del nostro pianeta così come l’alterazione del ciclo delle piogge provoca ogni anno fenomeni con carattere temporalesco (improvvisi) e contemporaneamente porta alla diminuzione dell’acqua disponibile. Questi fenomeni incidono negativamente sulle coltivazioni dal momento che l’aumento delle temperature, una volta superato il punto limite (ottimale per la coltura), provoca il deprezzamento dei prodotti fino a mettere a rischio l’intero comparto produttivo.

Tutti hanno sempre fatto così……

I suoli aridi, perdendo le ottimali caratteristiche fisiche e strutturali, diventano incapaci di trattenere l’acqua e nutrienti, inospitali per la vegetazione danneggiando l’intero agroecosistema. Infatti, a causa della quantità di carbonio che disperdiamo in atmosfera ogni anno, circa 3 Tonnellate per ettaro, i processi di degradazione del suolo rappresentano i principali fattori che determinano l’impossibilità a coltivare.

Prendendo in considerazione la gestione agronomica della fertilizzazione, ogni anno è sempre più complesso individuare gli stadi fenologici delle colture che si intende nutrire. Per rispondere alle fluttuazioni dei mercati ed ai fabbisogni della parte a valle della filiera (il consumatore), vengono commesse “disattenzioni” ed i dosaggi per i diversi formulati commerciali disponibili vengono somministrati empiricamente, non conoscendo la complessa variabilità dei suoli esistente anche in piccoli appezzamenti coltivati. L’eccesso di input agronomici oltre a provocare danni alla produzione comporta fenomeni di ruscellamento, perdita di biodiversità ed emissioni di protossido di azoto dal 30 al 70% (Ferrieri, 2018). Questo a discapito delle proprietà fisico-chimiche del suolo, le cui attività enzimatiche sono molto legate alla disponibilità di azoto nel suolo (Luo,2018).

Intensifare le produzioni in modo sostenibile

I principi fondamentali dell’Agricoltura Blu, se razionalmente impiegati, consentono il risparmio di energia con la riduzione delle emissioni di gas serra migliorando l’attività biologica del suolo, con conseguente incremento della PLV delle piccole e medie imprese agricole e del benessere della società.

Considerando la crescita della popolazione mondiale e la necessità di produrre di più ed in modo sostenibile, occorre adottare in ogni campo coltivato una agricoltura sicura e sana; un’agricoltura che veda la sfida digitale come opportunità di rilancio manageriale e di miglior posizionamento sui mercati; un’agricoltura che non si confonda nella dispersione delle tendenze del momento; un’agricoltura che sia in grado di narrare la storia del prodotto al consumatore.

La FAO ha elaborato recentemente un nuovo paradigma di “intensificazione sostenibile” che riconosce la necessità di un’agricoltura produttiva e remunerativa che possa conservare e migliorare le risorse naturali e l’ambiente e quindi contribuire ad erogare servizi ecosistemici, mediati dalla terra per il bene della società. L’intensificazione sostenibile è dunque la risposta per ridurre da un lato all’impatto dei cambiamenti climatici sulla produzione agricola e dall’altro a mitigare i fattori che causano il riscaldamento globale, riducendo le emissioni di gas serra e contribuendo al sequestro del carbonio nel suolo